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La fontana muta
Giuseppe Pizzi


fontana a

Meno di un anno fa avevo preso lo spunto dall'annunciata costruzione di una fontana in via Cortelonga (simile a quelle dell'Expo di Lisbona) per dire tutto il male che penso sulle fontane a ricircolo d'acqua, che per me non sono propriamente fontane (Questa non è una fontana).
Contrariamente al solito, in questo caso tra l'annuncio e l'esecuzione non è passata un'epoca storica, e nell'elegante contesto di via Cortelonga riqualificata ad isola pedonale, è già da un po' che la nuova fontana monzese è lì da vedere, a metà del corto passaggio pedonale che collega via Cortelonga con via Giulini. E a me è bastato vederla per arricchire di nuove specifiche motivazioni la mia generica avversione per le fontane a circuito chiuso.
Chi non ci fosse ancora passato, non si accontenti delle foto, che per inadeguatezza del fotografo non ce la fanno a rendere l'idea, vada a darle un'occhiata.

L'architettura della fontana è di imbattibile semplicità geometrica: un tronco di cono (alto tre o quattro metri) piantato in mezzo ad una vasca quadrata (a occhio cinque metri di lato) disposta però diagonalmente rispetto all'asse di passaggio, tanto per renderlo più angusto e difficoltoso.

L'idraulica è di pari essenzialità funzionale: dalla troncatura del cono fuoriesce un “troppo pieno” d'acqua che cade lambendo come un velo le pregevoli sfumature del mosaico di rivestimento della parete del cono e si riversa nella vasca da dove viene risucchiato per tornare a riemergere dall'alto. Niente getti, spruzzi, rimbalzi, zampilli, fiotti, cascatelle, scrosci, scintillii, mormorii. Niente che suggerisca energia, allegria, vigore, vita. Una cannella di fresca acqua potabile, neanche pensarci, sarebbe una contraddizione e un'eresia (niente sprechi!).
L'acqua, sempre che si voglia continuare a chiamarlo così il brodino allungato cui si riduce dopo migliaia di ricicli, scivola moscia e silenziosa, un flusso di umidità quasi invisibile tanto che bisogna arrivare a bordo vasca per convincersi che quella specie di bicchiere rovesciato è lì proprio a far da fontana, non da piedistallo di un monumento, o da supporto pubblicitario, o va a sapere per quale altra fantasiosa funzione.

La vasca poi, di uno squallore! Una fossa di cemento delimitato da mezzo metro di muretto ricoperto di porfido a fare sia da parapetto di protezione che da rustica panchina. Chi desidera sostarvi può godere di un momento di relax sul bordo di una sottostante pozza d'acqua ferma e piatta, dalla cui giallognola trasparenza affiora la vista invereconda di un fondo limaccioso popolato da vuoti di bottiglia, lattine, cicche di sigarette. Se per caso è un fumatore, finirà inevitabilmente per buttarci anche la sua, di cicca. Un gesto che troverà un'inconscia giustificazione nel fatto che tanto quella è acqua finta, non la si può né bere né toccare (anche sporgendosi dal muretto non ci si arriva) e se serve solo a bagnare la parete del cono che male si fa a inquinarla un po' più di quanto lo è già di suo?

Per completezza, e anche per non tacere delle obiettive difficoltà con cui si è dovuta misurare, va aggiunto che la fontana di via Cortelonga (a proposito, ce l'ha un nome?, se non ce l'ha glielo dò io, la “fontana muta” mi sembra appropriato) è imbucata in un posto che più inadatto sarebbe difficile scovare. Oppressa dalla vicinanza degli edifici circostanti, non c'è angolo visuale da cui possa offrirsi contro lo sfondo nitido del cielo e guadagnar luce e vivacità per i colori del suo mosaico, ed è tanto esiguo lo spazio in cui è costretta che, se gettasse acqua con generosità, ogni refolo di vento ne farebbe una doccia sicura e gratuita per i passanti.

Domanda ovvia e scontata: con tutti i tipi di arredo urbano adatti e convenienti a questo vecchio angolo di Monza, che so, una statua, una fontanella, un'edicola, una giostrina, un gazebo, quattro panchine, un totem, la scelta doveva obbligatoriamente cadere su una pseudo fontana come questa?

Giuseppe Pizzi

fontana a fontana b fontana c



Barella Franca
January 30, 2009 10:22 AM


Concordo pienamente con l'analisi del sig. Pizzi sulla fontana, mentre devo dire che la via Cortelonga mi piace.
Vorrei, invece far presente un altro obbrobrio che sono le cassette con i gerani di plastica all'Arengario; ogni volta che le vedo inorridisco e mi chiedo se non si potrebbe  affidare l'arredo urbano a persone competenti e dotate di un minimo di buon gusto.  
Cordialità.

Franca Barella


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  29 gennaio 2009